50esimo anniversario di ordinazione presbiterale di Timoteo Limongi: ringraziamenti e riflessione conclusiva

Un ringraziamento al Vescovo Gianfranco, al Presbiterio, a tutti coloro che hanno espresso e condiviso un pensiero di auguri, di vicinanza e di affetto in questo momento particolare di gioia e gratitudine al Signore. Un grazie anche per il servizio assicurato in occasione della celebrazione eucaristica presieduta da mons. De Luca nella chiesa di Sant’Antonio e diffusa anche all’esterno. Di seguito si riporta la riflessione letta dal sacerdote al termine della santa messa.

13 settembre 2020 San Giovanni Crisostomo 50° di Sacerdozio di Timoteo Limongi

La chiesa nella quale sono stato ordinato il 13 settembre 1970 viveva il tempo successivo al Vaticano secondo e affrontava conflitti e difficoltà. Non voglio dare alle riflessioni un’occasione per celebrare sé stessi, ma raccontare un cammino fatto di difficoltà, ma anche di crescita.

Due esperienze particolari:

1° Dialogo con le altre chiese e con le altre religioni: come si può pensare che la fede degli altri sia inferiore alla mia e desiderare che gli altri lascino la loro fede per abbracciare la mia? La parola di Dio unisce, la dottrina divide se diventa più importante delle persone.

2° Incontro coi poveri ed esclusi della società nei quali ho imparato a contemplare il volto di Dio: troppi scambiano la fede con l’attaccamento alle tradizioni e ai riti; solo una chiesa umile, solidale con i poveri… celebra l’eucarestia con semplicità di cuore.

Il mondo dei malati, dei diversamente  abili, degli emarginati… hanno fatto sempre parte delle mie premure pastorali. Oggi, con la scusa di difendersi dai violenti e da un virus si respinge l’umanità sofferente che bussa alle nostre porte; Gesù chiede ai credenti di accogliere e non giustificare la propria disumanità.

Cresce la paura del forestiero, capro espiatorio dei mali della società; contro di loro indifferenza e ostilità … Finiranno guerre,vita fatta di stenti, morti in mare, sbarchi e rifiuto… e progetteremo insieme un mondo senza frontiere; chiederemo perdono per l’indifferenza e cammineremo insieme nella terra creata da Dio per la nostra gioia, non per la distruzione.

Parola di Dio, eucarestia e gli ultimi, questi sono i grandi cardini della parrocchia, luogo dove si usano parole trasparenti, come carità, amore, giustizia.

Il vangelo per quelli che si ritengono cristiani, è verità, è fede nell’eternità, è giustizia, è condivisione… se non è questo, noi cristiani abbiamo tradito Dio, abbiamo tradito la fede.

Fede è una scelta personale, non si affanna alla ricerca di miracoli o di belle funzioni religiose; fede è partecipazione alle sofferenze di Gesù che non chiama ad una nuova religione, ma alla vita: abbiamo bisogno di Gesù, non di cristianesimo o di religione cristiana “Figlio, se intraprendi a servire il Signore, preparati alla Croce” (Sir).

L’eucarestia poi è servizio, curare gli infermi, riconciliarsi, accogliere i peccatori… la cena di Gesù è per i peccatori, non per i giusti: “non sono venuto a salvare i giusti, sono venuto a salvare i peccatori”.

È opportuno fermarsi, ascoltare, vivere fino in fondo il proprio dolore, ma nello stesso tempo aprirsi a quello dell’altro. La cosa più difficile per un cristiano non è credere, ma sperare di cambiare la realtà, sperare di crescere in umanità.

Il 13/09: San Giovanni Crisostomo guida il cammino sacerdotale “Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non disprezzarlo nei poveri. Che vantaggio se l’altare è pieno di vasi d’oro e il povero muore di fame? Mentre adorni l’ambiente per il culto, non chiudere il cuore al fratello che soffre” e poi “Non temo la povertà, non ambisco ricchezze, non ho paura della morte, non desidero vivere se non per il vostro bene. Dovunque Dio mi vorrà, io gli rendo grazie”; e Dio mi ha voluto a Termoli, Rimini, Petacciato, San Giacomo, Lucito… In ogni posto mi hanno insegnato a guardare alla storia dalla parte di chi soffre.

Ho affrontato ingiustizie, critiche, umiliazioni… sono totalmente libero da ogni forma di odio e di rancore; non sono né servo né padrone, vivo una vita libera e ho fatto sempre quello che mi suggeriva la fede e la coscienza, schierandomi dalla parte di chi veniva condannato … “Mentre i giudei chiedono miracoli e i greci la sapienza, noi predichiamo Cristo condannato crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani”.

Ho imparato a credere in una chiesa sostenuta soltanto da Dio.

Il rapporto con Dio è “esistere, per gli altri”; Dio è irraggiungibile, ma il prossimo è raggiungibile, è Dio in forma umana, la chiesa e chiesa solo se esiste per gli altri, anche se di religione e cultura diversa.

Amo la politica, quella fatta di uomini e donne che si donano per il bene del popolo; non amo i politicanti che fanno guerre e disastri, che corrompono la gente e diffondono il male: è gente che non ha una fede.

È il momento dei ringraziamenti, impossibile ricordare tutti quelli che mi sono stati vicini e mi hanno aiutato, così li metto tutti nelle mani e nei pensieri di Dio.

Grazie al Padre che mi dona la vita, grazie al figlio Gesù che mi insegna a vivere, grazie allo Spirito Santo che tante volte usa le mie miserie per entrare nel cuore della gente.

Grazie a chi ha collaborato con il Padre a donarmi la vita, a chi con il Figlio Gesù mi ha insegnato a vivere, a chi con lo Spirito Santo ha avuto comprensione delle mie miserie e mi ha aiutato ad entrare nel cuore della gente e rendere amica e accogliente questa comunità.

Lavoriamo per costruire una nuova storia che presta attenzione al bene comune: scuola, lavoro, sanità… e chiediamo come si può aiutare e non come si può acquisire meriti e titoli; la parola di Dio agisce indipendentemente dai nostri sforzi e tanto meno dai nostri meriti “Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra così ogni mia parola non ritornerà a me senza aver compiuto ciò per cui l’avevo mandata…” (ls. 55).

Quali sono stati i miei titoli? Per fortuna nessuno, se non quello di poter dire con San Paolo a Timoteo “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”.

A voi che ci siete raccomando la “Parabola del Seminatore”: importante è seminare. Seminate il vostro sorriso perché ci sia gioia attorno a voi; seminate il vostro coraggio per risollevare quello altrui; seminate il vostro entusiasmo, la vostra fede, il vostro amore; seminate le più piccole cose e abbiate fiducia: ogni chicco arricchirà il più piccolo angolo della terra.

Questa sera molti vivono ancora un dramma personale per paura del virus e del contagio; l’umanità è costretta parzialmente a fermarsi. Finirà questa solitudine affettiva e tornerà  la dignità del vivere e del socializzare. Così abbiamo deciso di rinviare ad altra data significativa la convivialità desiderata per questa serata.

Ci siamo donati un segno di pace con un semplice sguardo, ci saluteremo in modo virtuale, attenderemo tempi migliori per stringere una mano o donare un abbraccio. Ora accogliamo la benedizione del Signore.