Il culto della Madonna dell’Aspettazione: approfondimento a cura di don Nicola Mattia

di don Nicola Mattia

“A Petrella Tifernina (Campobasso), il 18 dicembre di ogni anno, si celebra la memoria liturgica della Beata Vergine Maria in Attesa del Parto. Questa festa ha una storia lunga, curiosa e interessante tanto da farci chiedere come mai la “Vergine in attesa del parto”è tanto celebrata in questa comunità? Andiamo per ordine.
Se a Nazaret troviamo un’ Ave Maria (Kaire Maria) che, secondo gli studiosi, sarebbe un graffito risalente alla fine del I sec o agli inizi del II sec. D.C., il culto mariano entra nella liturgia tra il IV e il V sec. ritagliandosi uno spazio nel tempo in preparazione al Natale e si stabilizza tra il VI – VII sec. Il Concilio di Efesodel 431 dà un impulso straordinario al culto della Madre di Dio nella Chiesa. Gerusalemme e Costantinopoli sono i due fulcri geografici intorno ai quali il culto mariano si sviluppa: a Gerusalemme nascono le celebrazioni che riguardano la vita della Vergine (Dormizione, nascita, ingresso al Tempio, il concepimento di S. Anna) che poi si diffusero in tutta la Chiesa.

A Costantinopoli, oltre alle tante feste mariane, troviamo già al VI sec. Una celebrazione della Divina Maternità di Maria nel Tempo di Natale che pian piano si stabilizza al 26 dicembre e che nelle liturgie siriache assumerà il nome di “Felicitazioni alla Madre di Dio”. Anche in altri centri importanti per la cristianità il culto alla Madonna trova suoi spazi nella liturgia: a Roma troviamo una memoria della Madre di Dio denominata “Natale di Santa Maria” al 1 gennaio verso la metà del VI sec. Rilevante per la nostra ricerca è l’attenzione che la Chiesa di Milano riserva alla Madre di Dio nell’ultima domenica di avvento a partire dal V sec. Il percorso del culto della Vergine Maria nei primi secoli del cristianesimo, qui è stato ridotto all’essenziale.
Ispirandosi, probabilmente, al rito ambrosiano e forte della rilevanza che la liturgia occupava nel contesto socio – culturale dell’epoca, il X Concilio di Toledo (625) stabilisce la festa di Santa Maria al 18 dicembre. La decisione di questo concilio locale fu approvata dal papa Martino I e l’impegno di S. Ildefonso vescovo di Toledo contribuì alla diffusione della festa che prese il nome di “Aspettazione del Parto della Vergine”. Il 29 aprile del 1634 la Diocesi di Toledo ricevette l’autorizzazione pontificia a celebrare detta festa anche quando ricorreva di domenica.
Le celebrazioni in onore della Vergine dell’Aspettazione il 18 dicembre ebbero grande successo e si diffusero velocemente in tutta la Spagna quindi passando per la Francia approdarono in Italia.
L’attenzione della liturgia alla Madonna dell’Attesa trovò un appoggio negli artisti che si cimentarono con il tema. L’opera più famosa è certamente la “Madonna del Parto” di Piero della Francesca (1455 – ’56). Ispirandosi alla devozione della Madonna dell’Aspettazione nascono, come consuetudine del tempo, le congreghe che si occupano di assistere le donne povere in attesa di un bambino e offrono loro l’assistenza necessaria (famosa a Palermo per esempio è la cappella delle Dame del Giardinello al Ponticello sotto il nome di “Maria Santissima dell’Aspettazione del Parto” eretta nel 1595. Un meraviglioso gioiello del barocco siculo). Il Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio contribuì alla diffusione del culto della Madonna dell’Aspettazione in Italia e ancora oggi ne celebra la memoria il 18 dicembre di ogni anno specialmente a Palermo.
La festa della “Madonna dell’Aspettazione” ebbe così tanta diffusione che nel Messale Romano antecedente il Concilio Vaticano II, al 18 dicembre ne è riportata la memoria. Con il titolo di Nuestra Señora de la Expectación la memoria liturgica è approdata in America Latina dove ha trovato un terreno fertile per la sua divulgazione tanto che ancora oggi è una delle feste mariane più sentite in Messico, Argentina, Brasile e in tutto il contesto ispanico d’oltre oceano. Dal 6 al 27 ottobre 2019 si è tenuto in Vaticano il Sinodo sull’Amazzonia. Tutti ci siamo accorti quanto quei popoli e quelle culture guardano al Vangelo e quanto, attraverso la liturgia (come sempre) e la pietà popolare, il Vangelo può integrarsi nelle culture di tutti i popoli come auspicato dal Concilio Vaticano II in coerenza con il mandato missionario di Gesù alla Chiesa.

Nel contesto dell’inculturazione entra la Madonna dell’Aspettazione: nei giorni del sinodo per l’Amazzonia alcuni ambiti della Chiesa si sono scandalizzate per le immagini della Pachamama accolte in Vaticano e in qualche chiesa di Roma (in lingua quechua significa Madre terra. Si tratta di una divinità venerata dagli Inca e da altri popoli abitanti l’altipiano andino, quali gli Aymara e i Quechua. È la dea della terra, dell’agricoltura e della fertilità). Il ricordo del furto di quelle immagine per buttarle nel Tevere segnarono una brutta pagina di intolleranza in seno alla Chiesa.
Non bisogna mai dimenticare che è nel metodo di evangelizzazione della Chiesa prendere quando è già presente nelle culture dei popoli e dare nuovi significati legandoli al mistero di Cristo.
La Pachamama è la raffigurazione di una donna gravida inginocchiata e col capo chino. La Madre di Dio nell’Attesa del Figlio ha trovato nei riti e nei simboli ancestrali di quei popoli una profezia per l’incontro con il Vangelo.

E così da Petrella Tifernina insieme con Maria abbiamo percorso i secoli e i continenti nell’Aspettazione del Figlio di Dio che anche in questo Natale nascerà per noi. L’influsso della dominazione spagnola nelle nostre terre è un dato storico inequivocabile e forse proprio a questo tempo è legato il culto alla Madonna dell’Aspettazione a Petrella Tifernina ma anche in altri paesi che oggi ne hanno perso la memoria. La Madonna dell’Aspettazione è detta anche Madonna della Speranza e, certamente, nulla raffigura la speranza quanto una donna in attesa della nascita del Figlio. I popoli amazzonici vivono nell’attesa di una speranza: quella del riconoscimento a pieno titolo della loro identità con tutte le conseguenze del caso. In questo tempo di pandemia il mondo intero ha bisogno di speranza. Da credente la cerco in Maria nel mistero dell’Aspettazione”.