Ricordo di don Bruno Buri: una vita donata

Don Bruno Buri, nasce a Campobasso l’8 maggio del 1964 per la gioia di mamma Lina e papà Mimì. Il 10 maggio del 1964, sempre a Campobasso, entra a far parte della famiglia di Dio attraverso il dono del battesimo.

Dopo il normale percorso scolastico delle elementari e delle medie, ha frequentato l’istituto tecnico per ragionieri dove si è diplomato. Sin da piccolo, aiutato dalla sua famiglia ha frequentato la parrocchia di san Timoteo partecipando a tutte le attività che proponeva l’Azione cattolica. Ispirandosi a questo carisma, aiutato anche dalla vocazione missionaria dello zio che era membro missionario della “Pro Civitate Christiana” di Assisi fondata nel 1939 da don Giovanni Rossi, ha maturato la sua decisione di concretizzare la vocazione al sacerdozio che avvertiva essere presente nella sua giovane vita. Entrato nel seminario regionale di Chieti ha seguito regolarmente il percorso formativo e, attraverso il discernimento, dopo aver conseguito il baccalaureato in teologia, qui, in questa chiesa di san Timoteo, è stato consacrato sacerdote il 29 gennaio del 1994 prostrandosi a terra proprio ove ora c’è la sua bara.

Dal 30 gennaio 1994 al 30 settembre 1996 è stato cooperatore parrocchiale a Guglionesi dopo che, durante il suo diaconato, aveva già incontrato questa comunità facendo emergere le sue squisite doti umane e relazionali condite da tanta semplicità e umiltà che sembra siano state le note caratteristiche e peculiari di don Bruno.

Successivamente dal primo gennaio 1997 è stato, per un triennio, vice assistente diocesano dell’A.C.R.

Per i successivi quattro anni, dal 31 ottobre 1996 fino al 29 settembre del 2000, ha svolto il suo ministero a Castelbottaccio come parroco. Anche qui ha evidenziato ulteriormente le sue doti si è donato al popolo santo di Dio a lui affidato con gioia ed entusiasmo.

Rientrato a Termoli dal 30 settembre 2000 fino al 18 settembre 2018 è stato vicario parrocchiale nella parrocchia di sant’Antonio. Durante questa lunga permanenza ha fatto esplodere ulteriormente la sua capacità aggregativa soprattutto nei confronti delle fasce infantili, adolescenziali e giovanili. In questo periodo è maturata la felice scelta di fondare le “Simpatiche canaglie”. Ha messo assieme, accogliendoli e trascorrendo del tempo con loro, tanti, tantissimi ragazzi che aveva modo di incontrare a scuola giacché è stato, per molti anni, docente di religione nelle scuole medie cittadine.

Come recita la prima lettera ai corinzi: “Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro” (1 Corinzi 9,22-23), anche don Bruno si è donato totalmente, generosamente a tutti.

Esercitando quella che potremmo definire la” pastorale della panchina” si è posto all’ascolto attento, docile e disponibile di chi aveva necessità d’essere accolto, ascoltato e accompagnato, servendosi per lo più, quando la stagione lo permetteva, della panchina ove si sedeva e conversava, si intratteneva. È stata la sua cattedra, la sua casa, la sua bottega, la sua fucina. Ben si addice a lui l’espressione del vangelo di Luca allorquando afferma: “ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali…” (Luca 13,31-35).

Gigante buono, data la sua mole corporea, ha sempre avuto un cuore altrettanto grande e spazioso da far posto a chiunque gli ha chiesto ospitalità e la sua capacità dilatativa gli ha permesso di accogliere in continuazione soprattutto ragazzi e giovani verso cui aveva un naturale trasporto e una generosa predisposizione. Tanti, tantissimi sono stati i ragazzi che, attratti dalla sua bonomia, dalla sua arrendevolezza, dalle caramelle e dai cioccolatini che aveva sempre per tutti, li ha accompagnati per la loro crescita umana e cristiana con varie esperienze catechetiche, campi scuola e iniziative culturali, tradizionali e religiose.

Nel mese di ottobre del 2018 è stato nominato Rettore del santuario mariano cittadino della Madonna delle Grazie. Da subito si è premurato di rinnovarne l’aspetto esterno arricchendolo di tanti particolari, ma ancor di più, avendo trovato il suo spazio e la sua dimensione, ha donato a profusione le sue risorse per il sacramento della riconciliazione, la devozione mariana e il culto all’Eucaristia.

Ieri pomeriggio 21 settembre, festa dell’apostolo san Matteo, verso le 14, dopo qualche giorno di difficoltà fisica che lo aveva costretto a rimanere in casa, l’ha raggiunto sorella morte per consegnarlo all’amore misericordioso di Dio che lui ha cercato di conosce, servire e amare in questa vita e, ora, ne siamo certi, per goderlo in eterno in paradiso a celebrare per sempre la liturgia celeste ed intercedere per tutti coloro che ha incontrato nel cammino della sua vita terrena.

 

A cura di Don Benito Giorgetta