San Pardo

di Giuseppe Mammarella

Di San Pardo, Patrono principale di Larino e Diocesi, si hanno due biografie, una di autore anonimo del X secolo e l’altra del presbitero Radoino scritta tra il XII ed il XIII secolo. Entrambe, però, non riescono a proiettare sul personaggio una luce sufficientemente chiara per la scarsità di notizie.

Le due fonti concordano nel ritenere che il Vescovo Pardo, reduce dal Peloponneso, fu autorizzato dal Papa a ritirarsi in solitudine nei pressi di Lucera. Trattano, poi, delle vicende legate alla traslazione delle sue spoglie mortali nella città frentana.
Da entrambe le biografie, non è possibile conoscere con esattezza alcuni aspetti fondamentali di San Pardo come il periodo in cui visse e la cattedra episcopale dove svolse la sua azione pastorale. L’unico dato che emerge con chiarezza da una di esse, quella di Radoino, è il nome del Papa dal quale il Santo Vescovo fu accolto a Roma. Si tratta del romano San Cornelio, l’unico finora così chiamato, che governò la Chiesa dal marzo del 251 al giugno del 253, indicato per ben due volte. E’ un elemento questo molto importante per fissare l’epoca in cui operò in vita San Pardo.
Fonti lucerine, forse anche per la precisa indicazione di Radoino riguardante il Pontefice San Cornelio, ritengono che San Pardo sia stato Vescovo di Lucera nell’anno 252 ma, a tal proposito, va precisato che le prime testimonianze storiche concernenti la presenza della cattedra episcopale nella città dauna sono contenute in due lettere scritte, tra il 492 ed il 495, dal Papa San Gelasio I ed indirizzate ai Vescovi di Larino Giusto e Aprile incaricati per risolvere alcune questioni sorte tra la comunità cristiana di Lucera.
Il Vescovo-Storico di Larino mons. Tria, sulla scia dell’Abate Giovanni Battista Pollidoro che commentò e pubblicò a Roma nel 1741 le due biografie dell’Anonimo e del Radoino, sostiene che San Pardo visse tra la fine del VI e la prima metà del VII secolo.

Un dato interessante è offerto dal noto Storico Francesco Lanzoni che, nella sua opera sulle diocesi italiane, trattando di un Vescovo dauno di nome Pardo partecipante nell’anno 314 al Concilio di Arles, famosa città della Francia, in Provenza, sulle rive del Rodano, non esclude che il San Pardo venerato a Larino possa essere proprio quel Pardus episcopus presente all’importante assise convocata dall’Imperatore Costantino per tentare di risolvere la controversia donatista.

Valenti studiosi contemporanei, sostenuti da proficui esami e con buon fondamento, danno per certo il Pardo del 314 appartenente alla comunità cristiana dauna di Salpi o Salapia, città romana fondata nel I secolo a. C., che sorgeva poco più di venti km a sud di Siponto (l’attuale Manfredonia) e di poco a nord di Trinitapoli.
Considerato che di un Pardo Vescovo dei primi secoli del Cristianesimo ci è stato tramandato finora un solo documento storico, e cioè quello in cui il suo nome figura chiaramente come terzo sottoscrittore degli atti conciliari approvati ad Arles nel 314, è lecito ritenere discretamente fondata l’ipotesi del Lanzoni sul fatto che il Presule in questione ed il San Pardo Patrono di Larino e diocesi siano la stessa persona.Se così fosse, però, resterebbe da chiarire la complessa questione legata all’esplicita asserzione di Radoino sul nome del Papa San Cornelio, il cui pontificato risale ad oltre sessanta anni prima dello svolgimento dell’importante adunanza arlesiana.
In onore di San Pardo si svolgono a Larino, dal 25 al 27 maggio di ogni anno, particolari manifestazioni di giubilo considerate, da noti esperti, tra le più belle che si celebrano in Italia.
Oltre centoventi carri, tutti artisticamente addobbati e ricoperti di fiori, trainati da buoi, sfilano, da tempo immemorabile, per le strade della città, regalando una straordinaria visione.