San Timoteo

di Giuseppe Mammarella
Sulla figura storica di San Timoteo, il Discepolo prediletto di San Paolo, Vescovo di Efeso e destinatario di due lettere dello stesso San Paolo, non è necessario aggiungere altro in questa sede.
E’ doveroso sottolineare, però, che le reliquie del Santo, sulla cui autenticità non dovrebbero sussistere dubbi, sono custodite nella cattedrale di Termoli.
San Timoteo morì e fu sepolto ad Efeso dove, nel IV secolo, i suoi resti mortali erano venerati insieme a quelli di San Giovanni Apostolo ed Evangelista.
Nel giugno dell’anno 356 le spoglie mortali di San Timoteo furono traslate a Costantinopoli, a mezzo di Artemio, fiduciario dell’Imperatore Costanzo, e deposte sotto l’altare del tempio degli Apostoli, eretto precedentemente da Costantino, dove trovarono ospitalità pure i resti dell’Apostolo Sant’Andrea e dell’Evangelista San Luca.
Anche quando il sacro edificio fu semidistrutto da un incendio, poi ripristinato da Giustiniano, i sacri corpi continuarono a rimanere in quel luogo. Nell’attenta descrizione dell’Apostoleion di Costantinopoli, legata al periodo compreso tra il 1199 ed il 1203, il funzionario bizantino Nicolao Mesarita nota espressamente la presenza dei resti mortali di Sant’Andrea, San Luca e San Timoteo, sotto lo stesso altare.

Nel 1204 Costantinopoli fu invasa e saccheggiata dai componenti della IV Crociata. In quell’occasione fu presa di mira anche la chiesa degli Apostoli, ragion per cui si perse ogni traccia dei sacri corpi ivi custoditi. Lamberto di Noyon, Cappellano di Baldovino I, nel 1205 portò in Occidente, da Costantinopoli, alcune reliquie che offrì al monastero di San Giovanni in Vineis di Soissons; fra queste, anche “duo dentes sancti Timothei, discipuli sancti Pauli Apostoli”.
Il dato di cui si è appena fatto cenno, indica con estrema chiarezza che fu manomesso anche il corpo di San Timoteo.
Da allora, delle restanti spoglie mortali del Discepolo prediletto di San Paolo, non si conosce più nulla. A tal proposito, l’insigne Studioso Padre A. Ferrua, in un suo interessante Saggio pubblicato nel 1947 su “La Civiltà Cattolica” (Quaderno 2332 pp. 328-336), così si esprime:“Nel silenzio più profondo della storia, una scoperta fortuita dell’archeologia è venuta improvvisamente ad aprire uno spiraglio di luce su questo argomento”.

Il sacro deposito, infatti, tornò casualmente alla luce, l’11 maggio del 1945, in seguito ai lavori di ripristino della cripta della cattedrale di Termoli.

Era custodito in una cassettina di legno, ben occultata nelle profondità dell’abside destra del tempio. L’iscrizione incisa sul lato inferiore della lapide che chiudeva la cavità in cui era posto il contenitore ligneo è la seguente: “in no(m)i(n)e Chr(ist)i a(men), anno d(omi)ni MCCXXXVIIII. + hic requiescit corp(us) beati Timothei discipuli Pauli ap(osto)li, reco(n)ditu(m) a venerab(i)li Stepha(n)o ep(iscop)o T(er)mula(n)o una cu(m) capitulo”.
E’ da ipotizzare che le preziose reliquie in questione approdarono in Termoli in seguito alla IV Crociata e nascosti con cura, nel 1239, all’interno del sacro edificio, allo scopo di preservarli dai furti. I resti rinvenuti, comprensivi di un pezzo di mandibola, erano privi del cranio.
Questo dato è interessante se si considera che, da tempo immemorabile, a Termoli è custodito un artistico reliquiario, probabilmente del XIII secolo, contenente un teschio da secoli detto “caput S. Timothei”.

Da notare che il teschio in questione, all’epoca del rinvenimento, era mancante solo di una mandibola. In seguito all’eccezionale scoperta dell’11 maggio del 1945, poco meno di due anni dopo, con Breve pontificio del 25 aprile del 1947, la cattedrale di Termoli fu insignita del titolo di Basilica Minore (affiancandosi così alla cattedrale di Larino che aveva ricevuto il prestigioso riconoscimento nel 1928) e contemporaneamente elevato San Timoteo a Compatrono di Termoli e Diocesi.