L’umanità dell’arte in un contesto di guerra per un messaggio di pace

“Ed io che sono?” – XVI mostra diocesana a Termoli con William Congdon (1912-1998), Vincenzo Mascia e Sara Pellegrini

Casa Museo Stephanus - Ex Palazzo Vescovile in Termoli dall’1 al 26 agosto 2023 – apertura primo agosto alle 21 con breve presentazione e visita guidata

La mostra d’arte, promossa dalla Diocesi di Termoli-Larino e sostenuta dalla Commissione Cultura nell’ambito del Centro Pastorale per la promozione della Cultura e dei Dialoghi e dal Museo Diocesano, insieme alle Associazioni “Pietrangolare”, “MoliseWow” e al Centro culturale “Il Circolo dei Lazzari”, è diventata un consueto ed atteso appuntamento culturale dell’estate termolese e non solo, ed è giunta alla XVI edizione. Lo scorso anno si è tenuta la mostra dal titolo: “Sponde [e Corrispondenze]”, dove l’immagine centrale era “Il viandante sul mare di nebbia” del pittore tedesco Caspar David Friedrich, che riportava alla mente l’immagine di Papa Francesco in occasione del momento straordinario di preghiera tenuto in piazza San Pietro con lo scopo di invocare la fine della pandemia. Quest’anno una gradita e speciale collaborazione con “The William G. Congdon Foundation” ha permesso di portare in mostra un’opera di William G. Congdon, oltre ai pannelli che raccontano la sua vita, l’esperienza fatta nella seconda guerra mondiale e il suo percorso artistico.

In uno scritto di qualche anno fa, come se un sottile filo legasse le tematiche trattate lo scorso anno, dal titolo – La vita della nebbia – il pittore americano scrive: “Io sono tutti i quadri che ho dipinto in tutta la mia vita; se messi insieme equivalgono all’UNO che io sono e continua – L’oggetto deve morire e la morte di qua diventa la vita della nebbia … la nebbia rivela l’uomo che soffre, che costruisce, che passa dentro, che lo si veda, che non lo si veda”.

Partendo dalla domanda sul senso della vita: “Ed io che sono?”, riportata nel “Canto Notturno di un pastore errante dell’Asia” di Giacomo Leopardi, nasce il tentativo di realizzare una mostra a tema con il desiderio di rappresentare il drammatico momento storico che stiamo vivendo: i conflitti tra molteplici Nazioni, come quello tra l’Ucraina e la Russia, che vedono tutti coinvolti in prima persona. La storia dell’Arte è una disciplina che permette certamente di conoscere le opere e gli artisti, ma grazie ad essa si ha la possibilità di entrare in rapporto con l’umanità degli artisti, con il loro aver fatto i conti con il senso della vita, con la sete di verità, felicità, giustizia, con il dramma del dolore e della morte.

William Congdon è un’artista dotato di un grande slancio ideale che gli ha permesso, attraverso il disegno e la pittura, di diventare testimone dell’“incommensurabile mistero della vita e della morte” e di scoprire l’umano “nella sua dimensione di dolore e di domanda”. Tutto ciò gli è stato possibile per aver vissuto in prima persona il dramma della seconda guerra mondiale, come autista volontario di ambulanze nell’American Field Service al seguito dell’esercito americano, prestando assistenza anche in Molise, e dopo essersi convertito, nel 1959, alla fede cattolica. Il nostro mondo sta andando, sempre di più, verso il materialismo assoluto, che prevede una visione in cui non c’è spazio per nulla, se non per i rapporti di forza.

Il tentativo della mostra è, proprio per questo motivo, quello di comprendere, attraverso l’opera di William Congdon, Vincenzo Mascia e Sara Pellegrini, che è necessario ridestare l’identità di tutti gli uomini in vista di un fattore comune al loro destino.

La mostra, condivisa e incoraggiata dal vescovo, mons. Gianfranco De Luca, sarà visitabile dal 1 agosto al 26 agosto 2023 al primo piano della Casa Museo Stephanus di Termoli in piazza Duomo, dalle ore 21.00 alle ore 23.00 con ingresso libero.

L’ 1 agosto alle ore 21.00, in occasione dell’apertura della mostra, ci sarà una breve presentazione con visita guidata.

Sarà articolata in due sezioni: la prima dedicata all’opera di W. Congdon – “Crocefisso 41” – sarà ospitata nella cappellina ottagonale della casa museo e posizionata sull’antico altare; la seconda dedicata alle opere di due artisti molisani, posizionate nella terza sala della casa museo. Gli artisti invitati a partecipare sono: Vincenzo Mascia e Sara Pellegrini, che avranno sempre come tema fondante quello della guerra e della domanda di senso sulla vita degli uomini.

Vincenzo Mascia nato a Santa Croce di Magliano 1957, è architetto, artista e designer. Le sue opere sono presenti in istituzioni museali quali: il Museo MADI di Dallas (U.S.A.), il Museo de La Plata (Argentina), il Museo MADI di Sobral (Brasile), la Pinacoteca di Casacalenda, il SACROCAM di Santa Croce di Magliano, il Museo Civico di San Martino di Lupari, il Museo MAGI ‘900 di Pieve di Cento, il Museo MAGA di Gallarate, il Museo Civico di Parete, il Museo Civico di Vibo Valenzia, il Museo Civico di Praia a Mare, il Museo MADI della Candelaria (Argentina), il Museo del Parco di Portofino, il Museo outdoor di Sorrento. Ha studiato architettura alla Sapienza di Roma. Allievo di Filiberto Menna, dopo una prima fase concettuale, nel 1996 per tramite di Anna Canali, direttrice della Galleria Arte Struktura di Milano, aderisce al MADI, movimento internazionale, fondato nel 1946 a Buenos Aires da Carmelo Arden Quin, riconducibile alla ricerca artistica non figurativa attraverso forme non espressive, non rappresentative e non simboliche.

Sara Pellegrini nata a Termoli 1974, riceve la sua prima formazione artistica presso il locale Liceo Artistico. Terminato questo ciclo di studi si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli dove frequenta il corso di Scultura, tenuto dal maestro Augusto Perez, dal quale apprende una personalissima sensibilità nei confronti della materia più che della forma scultorea, che la porterà gradualmente ad abbandonare il soggetto realistico in favore dell’astrazione, una ricerca sulla materia di cui l’artista non potrà fare più a meno.

Il desiderio di ampliare gli studi accademici la porta a frequentare il corso di Architettura e Arti per la Liturgia presso il Pontificio Ateneo di S. Anselmo di Roma. Queste nuove competenze le consentono di dedicarsi alla realizzazione di grandi opere per il culto, una opportunità questa che le consentirà di portare opere contemporanee all’interno dei luoghi di culto religioso, quali un’imponente vetrata della Chiesa di Santa Maria Assunta di Viareggio e i complessi pittorici per luoghi di culto di San Castrese e Montragone. Nel 2021 realizza una monumentale Ascensione interamente composta di silicio per il presbiterio della Chiesa Mater Misericordiae a Montenero di Bisaccia.

Nel 2001, con l’opera “Blu”, viene invitata a partecipare al prestigioso Premio Nazionale di Pittura dell’Accademia di San Luca di Roma, inaugurando una felice successione di mostre personali, tra queste una a cura di Leo Strozzieri con introduzione di Achille Pace, presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Termoli, con l’acquisizione dell’opera “Verticale in Bianco”, oggi parte della collezione permanente del MACTE di Termoli. Nel 2012 inaugura presso l’Aurum di Pescara un’amplissima mostra personale a cura di Chiara Strozzieri, ospitata all’interno del Braccio D’Annunzio con più di cento opere.

Numerose sono le partecipazioni a rassegne d’arte contemporanea, tra queste il prestigioso Premio Termoli e il XXXVIII Premio Sulmona, in occasione del quale riceve una menzione speciale della giuria per l’opera “Nero”. Sulla sua opera hanno scritto, tra gli altri, Antonio Canova, Antonio Picariello, Achille Pace, Raffaele Nigro, Leo Strozzieri, Rocco Zani.

Sara Pellegrini vive e opere nella sua città natale dove da oltre venticinque anni tiene il suo studio nel cuore del borgo antico.

William G. Congdon nasce nel 1912 a Providence (Rhode Island) in una facoltosa famiglia di industriali. Studia scultura verso la fine degli anni Trenta con Henry Hensche e George Demetrios.
Con l’entrata in guerra degli U.S.A, Congdon si arruola nell’American Field Service e da volontario partecipa come conducente di ambulanze delle truppe americane che entrano nel 1943 nel campo di concentramento di Bergen Belsen. L’orrore a cui assiste lo colpisce profondamente e cambia il corso della sua vita. Dopo la guerra inizia la sua carriera di pittore e a New York, nel ’48 si tiene la prima personale alla Betty Parsons Gallery dove esporrà nei successivi 15 anni successivi con il gruppo dell’Action Painting: Jackson Pollock, Willem De Kooning, Franz Kline e Mark Rothko.

Dal 1950 conduce una esistenza da expatriate, vivendo per la maggior parte del tempo a Venezia e compiendo numerosi viaggi: in Oriente, in Grecia, in India, nel nord Africa e in America Latina. Questo peregrinare diventa la principale fonte di ispirazione per la sua pittura. Ottiene un notevole successo di mercato e di pubblico proprio verso la metà degli anni Cinquanta, esponendo in numerose e rassegne dell’arte americana, e le sue opere sono acquistate dai maggiori musei degli Stati Uniti. Stringe amicizia con Peggy Guggenheim e con Igor Stravinsky.

Una profonda crisi spirituale lo porta a convertirsi al cattolicesimo e ad allontanarsi poco per volta dalla scena pubblica.

Negli anni Ottanta si traferisce in un monastero-cascina nella Bassa milanese.

Qui inizia una nuova stagione creativa, ispirata alla terra e ai campi circostanti, che vede un profondo rinnovamento del suo linguaggio figurativo. La sua attività si interrompe solo pochi giorni prima della morte avvenuta il 15 aprile del 1998.

 

“Voi siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune,

una casa comune che sta andando in rovina”.

-Papa Francesco-