Lo sport e i luoghi di aggregazione nel patto educativo: “Collaborare e mettere la persona al centro”

Nuovo incontro alla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo nell'ambito delle iniziative dedicate ai 40 anni della visita di Papa Giovanni Paolo II a Termoli. Interventi di Angelo De Marcellis (Centro Sportivo Italiano) e Daniele Pasquini (Fondazione San Giovanni Paolo II per lo Sport)

La capacità di attrarre e la responsabilità educativa nei confronti dei giovani sono due punti cardine dei luoghi di aggregazione. L’impegno di tante realtà nel settore dello sport e il contributo significativo nella crescita e nello sviluppo della persona sono stati i temi al centro dell’incontro che si è svolto nella sala della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Termoli e inserito nell’ambito delle iniziative dedicate ai 40 anni dalla visita di San Giovanni Paolo II con la proposta di un patto educativo aperto e dedicato al territorio che sarà firmato domenica prossima in municipio.
Se non vi sono presenze aggregative tutto rimane lontano e periferico” – ha osservato nell’introduzione padre Enzo Ronzitti ricordando, come testimonianza viva, il percorso di crescita ed espansione vissuto dalla parrocchia e dalla città simbolicamente proprio a partire dalla visita di Giovanni Paolo II con la nascita graduale di tante realtà come la polisportiva dei Santi Pietro e Paolo che ancora oggi è un punto di riferimento per tanti giovani, ma anche il volontariato e molto altro.

Sul tema hanno offerto il loro contributo di esperienza Angelo De Marcellis, dirigente del Centro Sportivo Italiano, e Daniele Pasquini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo

La centralità della persona guida il nostro impegno – ha osservato De Marcellis – lo sport rappresenta un polo fondamentale per l’educazione dei giovani e il loro futuro, un asse portante che ha la capacità, con il suo linguaggio universale, di conoscere persone di ogni età“. Secondo il rappresentante del Csi, è necessario ristabilire un patto educativo tra lo sport e le varie realtà come la famiglia, la scuola e, non ultima, la parrocchia che – al di là di quanto si possa pensare – “rappresenta ancora un avamposto fondamentale in numerose realtà che operano con impegno ed esperienza e veicolano lo sport come strumento di crescita educativa. Dal 1944, nascita del Centro Sportivo Italiano – ha aggiunto De Marcellis – portiamo avanti questi principi cercando di incarnarli nella realtà attraverso una pratica sportiva coordinata in cui la formazione non è un’opzione ma una necessità dove dirigenti, operatori, animatori e allenatori si mettono in discussione per crescere e permettere ai ragazzi di vivere un’esperienza che sia significativa e utile a tirare fuori il meglio di “. Questo accade quando lo sport accompagna i ragazzi ed è in grado di farli crescere perché, come evidenziato da De Marcellis “pone al centro valori come sacrificio, solidarietà, impegno e la capacità di consentire a ogni persona di vivere in pienezza cogliendo anche i suoi talenti“. All’incontro, moderato da mons. Antonio Sabetta, sono intervenuti, tra gli altri, il vescovo, mons. Gianfranco De Luca, e rappresentanti di associazioni impegnate in varie realtà del territorio.

Papa Francesco – ha osservato nel suo intervento Daniele Pasquini – ci ha ricordato, durante la pandemia, che nessuno si salva da solo ma ci ricorda anche che non è possibile educare a compartimenti stagni. L’invito, dunque, è quello di costruire patto educativo coinvolgendo tutte le agenzie del territorio affinché la vita del ragazzo, tra scuola, sport, teatro, danza e altre esperienze, possa ritrovare un unico filo rosso conduttore per una crescita serena più omogenea e uniforme possibile“. Secondo Pasquini lo sport può contribuire tantissimo: “oggi continua ad essere un’attività e un’esperienza che aggrega tanto e potrà farlo anche in futuro ma facendo un salto di qualità, deve cioè uscire dalla propria autoreferenzialità. Non credere insomma di bastare a se stesso – ha evidenziato Pasquini – ma collegarsi con famiglia, parrocchia, scuola, associazioni e, in generale, nel contesto in cui si opera”.

In particolare, la Fondazione San Giovanni Paolo II per lo Sport svolge un servizio a supporto dei Dicasteri vaticani e della Conferenza Episcopale Italiana con il compito di offrire un contributo culturale e pastorale nell’ambito di questo settore. Porta non a caso il nome di Giovanni Paolo II, che viene ricordato come “l‘atleta di Dio” proprio perché non solo parlava o incoraggiava all’attività sportiva ma conosceva il suo valore formativo e aggregante per la crescita globale della persona avendolo praticato lui stesso con amore. Un esempio per i più giovani, per tutti.

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