Crescono le iniziative volte a ricordare la figura di mons. Giovanni Andrea Tria, Vescovo di Larino dal 1726 al 1741.
Anche a Morrone del Sannio, con una cerimonia organizzata dall’Amministrazione comunale d’intesa con la locale parrocchia e fissata per martedì 9 agosto prossimo, gli sarà dedicata l’area antistante la chiesa madre.
A mons. Tria furono intitolate, negli anni scorsi, piazze negli abitati di Montorio nei Frentani ed Ururi a cui, probabilmente, se ne aggiungeranno altre poste in diversi centri, basso-molisani in particolare. Allo stesso, inoltre, sono dedicati, da qualche tempo, anche importanti istituzioni culturali come l’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino ed il Museo della stessa diocesi, entrambi con sede presso l’episcopio di Larino, oltre alla Biblioteca civica di Montorio nei Frentani.
Sono scelte, queste, dettate dalla volontà di dare all’illustre Vescovo di Larino, a cui la città frentana ha ritenuto di intestare una delle sue più rilevanti arterie urbane già dalla seconda metà dell’Ottocento, un giusto riconoscimento per il suo operato a favore di queste comunità.
La “Civitas” di Morrone fu al centro di una controversia, circa la giurisdizione, insorta intorno alla seconda metà del X secolo, tra il Capitolo Metropolitano di Benevento ed il Vescovado di Larino. La vertenza fu risolta quasi duecento anni dopo a favore della diocesi frentana. Il particolare interesse per Morrone, in quel tempo importante, si ricava proprio dall’opera del benemerito mons. Giovanni Andrea Tria, ‘Memorie storiche civili ed ecclesiastiche della città e diocesi di Larino’, data alle stampe a Roma nel 1744. A tal proposito mons. Tria così si esprime “…certa cosa è che a tempo de’ Longobardi fu ella [Morrone] uno de’ loro luoghi cospicui, che si dominava dal proprio Conte e tale che aveva il nome di Città…”. Nel 1175, l’Arcivescovo di Benevento il Cardinale Lombardo emise una sentenza con cui sanciva l’appartenenza di Morrone alla diocesi di Larino. La ratifica dell’atto avvenne sei anni dopo con una Bolla di Papa Lucio III, ancora oggi ben custodita presso l’Archivio Storico Diocesano a Larino.
Tra le opere compiute a Morrone del Sannio da mons. Tria figura la bella chiesa matrice di Santa Maria Maggiore. In una nota redatta nel 1734 dall’Arciprete di Morrone Niccolò Simonelli e presentata a mons. Tria nel corso della Visita Pastorale del 1734 si rileva testualmente: “Questa Chiesa fu fatta ultimamente, e con diligenza, attenzione e carità è stata provveduta a maraviglia in tutto, che per curiosità vengono i forastieri a vederla, e non vi manca cosa alcuna, che sia necessaria per qualsiasi Chiesa non solo Parrocchiale, che Collegiata, sol che devesi terminare il gran Campanile di essa (e) sollecitarsi l’organo da Napoli […].
Da notare, poi, che nel Sinodo celebrato da mons. Tria nel 1728 e pubblicato a Roma nello stesso anno, figura che, limitatamente a Morrone, la festa del Beato Roberto da Salle del 19 maggio fosse di precetto. La chiesa di Morrone “sotto il titolo di S. Roberto”, completamente ristrutturata proprio da mons. Tria, un tempo annessa al “Monastero dei PP. Celestini” interessato dalla “soppressione gen.le de’ piccoli Conventi […]”, è “posta da mezzogiorno in lontananza da circa mezzo miglio dalla Terra […]”. Il Beato Roberto, Discepolo prediletto del Pontefice molisano San Celestino V (Compatrono di Morrone), visse gli ultimi dieci anni della sua vita nel centro basso-molisano dove rese l’anima a Dio nel 1341.
All’epoca di mons. Tria e precisamente nell’anno 1734, Morrone del Sannio contava 1.499 anime e vi operavano: quattro sacerdoti secolari con un diacono e due suddiaconi; ben dodici religiosi appartenenti al convento dell’Ordine francescano degli Osservanti “posto sotto la Terra, lontano dalla medesima da circa un miglio”; quattro dottori in legge; due dottori in medicina; due chirurghi; una ostetrica.
Nello stesso periodo era presente in Morrone anche uno “spedale per uso de poveri e peregrini […] posto alla porta di S. Angelo” che, però, aveva “bisogno di molti accomodi […].
Giuseppe Mammarella
Direttore dell’Archivio storico diocesano