Settimana della fede

Omelia del Cardinale Giovanni Battista Re a chiusura dei 40 anni della visita di Giovanni Paolo II a Termoli

"La Divina provvidenza aveva riservato al Papa Giovanni Paolo II grandi compiti nella storia mondiale. Egli ha inciso profondamente anche negli avvenimenti sociali e geopolitici del suo tempo e resta nella storia come un Papa grande e santo. Egli rimane anche nella storia della diocesi di Termoli-Larino, dove 40 anni fa è venuto a pregare con voi, a onorare il lavoro umano e ad esortarvi nell'impegno di vita cristiana".

Omelia di Sua eminenza il Cardinale Giovanni Battista RE a Termoli (26 marzo 2023) nella chiesa di san Timoteo a conclusione della settimana della fede per ricordare la storica visita di san Giovanni Paolo II in città (19 marzo 1983)
Il Curato d’Ars diceva che “dove i santi passano, Dio passa con loro” Quarant’anni fa San Giovanni Paolo II è passato per le vostre strade; è venuto qui a celebrare la Messa nel pomeriggio del 19 marzo 1983. Insieme con lui, per le vostre strade è passato anche Dio.
In questa Messa noi vogliamo ricordare quel giorno e soprattutto l’insegnamento che ci viene da quel grande Papa.
San Giovanni Paolo II è stato una personalità fuori dall’ordinario, un Papa che si è inserito nel solco della tradizione della Chiesa con un innegabile timbro di novità, ma anche di piena fedeltà alla dottrina che viene dagli Apostoli
Il suo lungo pontificato è sorprendente per la vastità e la grandiosità delle opere realizzate, per l’immenso numero di eventi e di iniziative, per il consenso ottenuto e per ciò che la sua guida spirituale e morale ha
rappresentato per oltre un quarto di secolo.
Papa Wojtyla, tuttavia, ha stupito non solo per quello che ha fatto, ma anche per l’amore che lo animava e il desiderio che aveva di aiutare tutti nella ricerca di Dio e nel far crescere nel mondo il rispetto dei diritti umani, la fraternità e la solidarietà
Uomo di Dio
San Giovanni Paolo II è stato innanzi tutto un grande uomo di Dio, animato da una fede incrollabile, tanto da essere definito dai media “un
gigante di Dio”
La prima e fondamentale dimensione del suo Pontificato è stata quella religiosa. Il movente dell’intero suo Pontificato, il centro ispiratore dei suoi pensieri e di tutte le sue iniziative è stato di natura religiosa: tutti gli sforzi del Papa miravano ad avvicinare gli uomini a Dio e a fare rientrare Dio da protagonista in questo mondo. Voleva che in questo nostro mondo vi fosse ancora posto per Dio.
Il vibrante appello pronunciato nella sua prima celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”, esprimeva bene la linea ispiratrice e il programma di tutto il suo pontificato. Quelle parole manifestavano l’ansia apostolica che lo avrebbe spinto sulle strade del mondo, incontro a popoli di ogni cultura e di ogni razza per annunciare a tutti che solo in Dio, che in Cristo si è fatto a noi vicino, l’umanità può trovare la vera salvezza.
Questa verità egli l’ha proclamata con fedeltà e con coraggio; una fedeltà ed un coraggio che nemmeno le due pallottole sparategli contro il 13 maggio 1981 riuscirono a indebolire o a scalfire.
La grandezza del suo lungo pontificato sta soprattutto nell’avere risvegliato nel mondo il senso religioso. Nella società secolarizzata del suo tempo, egli ha aiutato i cristiani a liberarsi dai falsi sensi di inferiorità nei confronti della cultura laicista dominante, e a non avere timore ad essere e a dirsi cristiani. Instancabile fu il suo richiamo a ritornare a Dio, rivolto ad una società che in Occidente lo stava dimenticando e che oltre “la cortina di ferro” lo combatteva.
Ha fatto capire che non si possono limitare a questa terra gli orizzonti di noi, uomini e donne. Ha insegnato che la coscienza, “in cui l’uomo si trova solo con Dio e scopre una legge scritta nel cuore” (Gaudium et spes, 16), conferisce un’altissima dignità all’uomo e alla donna ed ha esortato a rinnovare la società facendole ritrovare la forza del messaggio di Cristo (Cfr.Insegnamenti 1986, I, p. 1379).
Giovanni Paolo II ha avuto fiducia nella forza delle istanze spirituali e morali ed è stato un testimone di eccezionale statura anche per la sua limpida coerenza: in lui non esisteva frattura fra ciò che pensava e ciò che diceva; fra ciò in cui credeva e ciò che egli era. In lui vi era piena unità di fede e di vita
Difensore dei diritti umani
Oltre che uomo di Dio, Giovanni Paolo II è stato un appassionato difensore dell’uomo, della dignità, dei diritti e della libertà di ogni persona umana. Fu anche questo un tema caratterizzante il suo insegnamento, che ha aiutato molte persone a scoprire il senso etico della vita. Alla radice di questo impegno per l’uomo si staglia una chiara visione della dignità di ogni persona umana, “unica e irrepetibile”, come soleva dire. Ogni attentato contro la dignità di qualsiasi essere umano è un’offesa a Dio, nostro
Creatore. I diritti umani erano da lui proclamati e difesi come diritti che Dio ha posto nella natura umana. Si schierò sempre in difesa del carattere inviolabile della vita umana, dal primo istante del concepimento fino al naturale tramonto.
L’uomo e la donna erano da lui visti con gli occhi di Dio e amati col cuore di Dio. La sua era un’antropologia cristocentrica: la creatura umana trova il senso della sua vita al di sopra di sé; lo trova in Dio, che in Cristo si
è fatto uomo
Le parole chiave del suo Pontificato sono state l’amore per Cristo, Redentore dell’uomo, e l’amore per l’uomo, redento da Cristo.
Uomo di preghiera
Lavorando vicino a Giovanni Paolo II molte erano le cose che colpivano impressionavano la sua sicurezza, le sue certezze, la capacità di parlare alle folle… la capacità di veder più lontano degli altri), ma ciò che mi ha sempre stupito di più è stata la profonda intensità della sua preghiera. Non si può comprendere Papa Giovanni II se si prescinde dal suo rapporto con Dio. È stato un grande uomo di preghiera, animato da una forte spiritualità cristocentrica e mariana. Aveva in sé una tensione spirituale e mistica inconfondibile ed è dalla preghiera che fluiva la sua sicurezza, l’assoluta padronanza di sé e la sua serenità in ogni circostanza.
Colpiva come si abbandonava alla preghiera: si notava in lui un totale coinvolgimento, che lo assorbiva come se non avesse avuto problemi e impegni urgenti che lo chiamavano alla vita attiva. Il suo atteggiamento era raccolto e insieme spontaneamente naturale.
Dal modo con cui pregava si avvertiva come l’unione con Dio era per lui respiro dell’anima e umile ascolto della voce di Dio.
Commuoveva la facilità e la prontezza con le quali passava dal contatto umano con la gente al raccoglimento del colloquio intimo con Dio. Aveva una grande capacità di concentrazione. Quando era raccolto in preghiera, quello che accadeva attorno a lui sembrava non toccarlo e non riguardarlo, tanto si immergeva nell’incontro con Dio.
Durante la giornata, il passaggio da un’occupazione all’altra era sempre segnato da una breve preghiera.
Maturava ogni scelta importante nella preghiera. Prima di ogni decisione significativa Giovanni Paolo II vi pregava sopra a lungo, a volte per più giorni. Sembrava che trattasse con Dio i vari problemi
Nelle scelte di un certo peso non decideva mai subito. Ai suoi interlocutori che gli chiedevano o proponevano qualcosa, rispondeva che desiderava riflettere prima di dare risposta. In realtà, guadagnava tempo per ascoltare qualche parere, ma soprattutto intendeva pregare per ottenere luce
dall’alto prima di decidere.
Ricordo un caso. negli anni in cui ero Sostituto, in cui mi sembrò che il Papa fosse già decisamente a favore di una determinata difficile scelta. Gli chiesi pertanto se si potesse procedere a darne comunicazione. La risposta fu: “Aspettiamo, voglio pregare ancora un po’ prima di decidere”
Nelle decisioni il suo primo interesse era di operare davanti a Dio secondo verità, giustizia ed equità, e non se fossero popolari o no. Non gli mancò mai il coraggio necessario.
Quando si stava studiando un problema e non si riusciva a trovare una soluzione giusta e adeguata, il Papa concludeva dicendo: “Dobbiamo pregare ancora, perché il Signore ci venga in aiuto.” Si affidava alla preghiera per trovare luce sulla strada da seguire.
Punto forte della sua spiritualità è stata la devozione alla Madonna: la dimensione mariana, espressa nel motto “Totus tuus”, ha contrassegnato l’intera sua esistenza. Era un’eredità lasciatagli dalla mamma scomparsa prematuramente, che poi ha approfondito e sviluppato accompagnato dal padre nel cammino di maturazione spirituale. Karol Wojtyla nacque il 18 maggio 1920, alcuni minuti dopo le ore 17, mentre nella chiesa parrocchiale, vicinissima a casa sua, era in corso la funzione mariana del mese di maggio.
Appena il piccolo Karol era venuto alla luce, la mamma, sentendo l’eco dei canti che giungeva dalla chiesa, disse: ” Aprite le finestre, perché voglio che le prime voci ed i primi suoni che il mio bambino ascolta siano di canti della Madonna.
Nel periodo in cui andava a lavorare alla cava di pietra e poi alla fabbrica Solvay, Karol Wojtyla lesse il libro di San Grignon de Montfort
“Trattato della vera devozione a Maria”, che gli era stato dato da un laico, Jan Tyranowski. Questi aveva creato in parrocchia un gruppo di 15 giovani, fra i quali Karol Wojtyla, che si impegnavano a recitare ognuno una decina del rosario al giorno.
Non è senza significato che due settimane dopo la sua elezione alla sede di Pietro, nel pomeriggio della prima domenica per lui libera, sia andato al Santuario della Mentorella per pregare la Madonna, ma anche per parlare della preghiera, affermando che considerava suo primo compito come Papa quello di pregare per la Chiesa e per il mondo. Desiderava che la preghiera fosse “il primo annuncio del Papa”. Tra l’altro sottolineò che “la preghiera è la prima condizione della libertà dello spirito e pone l’uomo in rapporto col Dio vivente e perciò dà un senso a tutta la vita, in ogni momento, in ogni circostanza” (Omelia al Santuario della Mentorella, L’Osservatore Romano, 30-31 ottobre 1978).
Una settimana dopo (5 novembre 1988) andò ad Assisi per chiedere a
San Francesco di intercedere affinché Dio gli concedesse la grazia di aprire le porte dei cuori a Cristo, come San Francesco nel suo tempo aveva cercato di portare tutti a Cristo.
La Messa era per lui la realtà più alta, più importante e più sacra. In un incontro con i sacerdoti nel 1995 disse: “la Messa è in modo assoluto il centro della mia vita e di ogni mia giornata”. “Celebrare ogni giorno la Messa è per me un bisogno del cuore”
Il mondo intero ha seguito gli ultimi giorni di Papa Giovanni Paolo II.
Col suo esempio ci ha insegnato che la vita è un dono che va vissuto fino alla fine con fiducia in Dio e accettando con serenità i disagi della malattia. Ci ha indicato come si percorre il cammino verso il mistero che ci attende, quando anche per ciascuno di noi si apriranno le porte dell’eternità. È stato questo il suo ultimo insegnamento: un insegnamento da Papa.
La Divina provvidenza aveva riservato al Papa Giovanni Paolo II grandi compiti nella storia mondiale. Egli ha inciso profondamente anche negli avvenimenti sociali e geopolitici del suo tempo e resta nella storia come un Papa grande e santo.
Egli rimane anche nella storia della diocesi di Termoli-Larino, dove 40 anni fa è venuto a pregare con voi, a onorare il lavoro umano e ad esortarvi
nell’impegno di vita cristiana.