Pagine dall’archivio storico: un raro reliquario del “Legno della Croce” datato 1741

La cattedrale di Larino (insignita del titolo di basilica con Breve pontificio del 13 luglio 1928) è ancora ricca di preziosi arredi nonostante le forzate cessioni che il Capitolo larinese fu costretto a compiere nella seconda metà del Settecento in favore della corte di Napoli. In quell’occasione “la corte bisognosa […] di denaro”, ottenne dal Capitolo cattedrale frentano, perché obbligato, “tredici libbre di oggetti sacri di argento” ed a seguito di una successiva richiesta, anche una “magnifica croce di argento massiccio, la grande lampada, i grandi candelieri di argento, e le frasche pure di argento massiccio del peso di oltre trecento chilogrammi” (A. Magliano, “Brevi cenni storici sulla Città di Larino”, Larino, 1925, p. 69).
Tra gli oggetti sacri tuttora custoditi, emergono: un reliquiario d’argento a forma di braccio benedicente, di scuola sulmonese del XV secolo, contenente un frammento osseo di San Primiano, il primo dei tre Martiri Larinesi Compatroni di Larino e diocesi; una croce astile argentea acquistata nel 1649 dal Vescovo del tempo mons. Persio Caracci, il cui stemma è impresso sul nodo sottostante (a tal riguardo nella “Visita Pastorale” del 1664 di mons. Apicella si rileva testualmente -traduzione dal latino-: “…una croce […] con […] ornamenti d’argento e dorati acquistata dall’anno 1649 dalle ricchezze -tesoro- di San Pardo per ordine del […] Vescovo Caracci…”, Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino =ASDTL, sez. Larino, fondo curia, b. 5, f. 53, p. 3); due calici ed una pisside, riccamente decorati, riconducibili all’argenteria napoletana, giunti a Larino all’epoca dell’episcopato di mons. Carlo Maria Pianetti (1706-1725); un raffinato ostensorio raggiato ed elegantemente decorato, sempre di bottega napoletana, recante sulla base il nome dello stesso Presule Carlo Maria Pianetti.
Tra quelli appena elencati ed altri spicca, senza alcun dubbio, un magnifico reliquiario, recentemente restaurato, donato alla cattedrale nel 1741 dal benemerito Vescovo mons. Giovanni Andrea Tria. L’elegante contenitore, in argento dorato, ornato di teste angeliche e fiori, è munito di interessanti bolli posti sulla base. Queste incisioni, RC(A) ed il numero 95, si riferiscono il primo alla “Reverenda Camera Apostolica” e l’altro al tipo di argento in uso non prima del 1734, e di conseguenza pongono l’oggetto, con indubitabilità, alla scuola romana ed al periodo in cui fu realizzato.
Il reliquiario in questione, “col Legno della S.ma Croce”, fu espressamente commissionato da mons. Tria (senior) a Roma, nei primi mesi dell’anno 1741, quando era ormai certo di dover rinunciare, a malincuore, alla cattedra larinese. Infatti, Papa Benedetto XIV nominandolo, il 20 dicembre dello stesso anno, Arcivescovo Titolare di Tiro, gli impose la stabile permanenza nell’Urbe perché lo scelse come uno dei suoi più stretti collaboratori. In una missiva del 14 luglio 1741, inviata da Roma all’Arcidiacono del Capitolo cattedrale di Larino Domenico Romano, a tal proposito mons. Tria così si esprime: “Godo d’incontrare il piacere di V. S., e di cotesti Sig.ri Colleghi sul recapito del mio Reliquiario col Legno della S.ma Croce da me trasmesso a cotesta mia Cattedrale, e lodo molto la di loro pietà pratticata nel suo ricevimento e veramente questa è una memoria che meritava la mia sposa […]. Vi penso di notte e di giorno, et il più delle volte colle lagrime, perché ella più d’ogni altro sa se ho amato et amo la mia sposa, e quanto ho travagliato, e travaglio per darle quel splendore, che ha, e mi ritrovo qua non per divertimento, ma per quelle cagioni che il mondo sa, e l’abbraccio con tutto il cuore […]” (ASDTL, sez. Larino, fondo capitolo, b. 3, f. 39).
L’oggetto è descritto dallo stesso mons. Tria nelle sue note “Memorie Storiche Civili ed Ecclesiastiche della Città e Diocesi di Larino…” nel modo che segue: “dorato a fuoco con riporto d’argento, custodia, e nostre armi anche d’argento (si tratta dello stemma del Presule – un cervo rampante posto su cinque globetti rivolto ad una stella, il tutto barrato centralmente in orizzontale – in inserito sulla base n. d. a.), ad uso di Ostensorio col zoccolo del medesimo metallo dorato, e con riporto d’argento, e dentro la sfera si conserva una Croce di Cristallo col legno della SS. Croce con suoi filograni d’oro chiusa con suoi cristalli, e sigillata, dell’altezza di palmi due, e mezzo, da noi con la sua autentica trasmessa, ritrovandoci qui in Roma, e questo è dell’istesso modello di altro formato d’ordine della ch. mem. del Signor Cardinal Belluca (si tratta del Cardinale spagnolo Luis Belluga n. d. a.) a noi sempre caro […], che egli donò al Serenissimo Federico Cristiano, Principe Ereditario di Sassonia […]” (op. cit., Roma 1744, p. 207).

Giuseppe Mammarella
Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino

 

Il prezioso reliquiario del 1741