Paolo Gamba: “l’eccellentissimo” Pittore molisano del Settecento. Aspetti inediti

 Paolo Gamba nasce a Ripabottoni il 29 ottobre del 1712, a mezzo dei coniugi Giambattista e Caterina di Vico, quest’ultima di Sant’Elia a Pianisi.

Il nonno paterno, Paolo Antonio di Campobasso, fissa la sua stabile dimora nel ridente centro basso molisano a seguito del matrimonio da lui contratto con la ripese Rocca Mastrosanto.

Il padre, Giambattista, pittore di rilievo, risulta particolarmente attivo in diverse località d’Abruzzo motivo per cui è ritenuto originario di quella regione da diversi storici dell’arte che attribuiscono anche a Chieti l’onore di avergli dato i natali. Tra i suoi primi lavori da notare l’affresco della volta della chiesa di San Matteo di Teramo eseguito nel 1713. Le altre città dove opera intensamente, in modo particolare tra gli anni Venti e Trenta ovviamente del Settecento, sono: Pescocostanzo, Popoli, Sulmona, Penne e Scanno. Nel Museo diocesano di Ortona, infine, sono esposte quattro sue tele.

Paolo, il 23 dicembre 1732, sposa Domenica Ciarla “della Terra di Ripa”, ed ha come testimoni di nozze, “l’Eccellentissimo Sig. Marchese di Salcito (Paolo Francone) e l’Illustrissimo Sig. Antonio di Palma di S. Elia”, il primo anche “Signore” del feudo di Ripabottoni, e l’altro, tra gli abitanti più facoltosi di Sant’Elia a Pianisi.

In calce alla Visita pastorale compiuta a Ripabottoni nel novembre del 1734 dal Vescovo di Larino mons. Giovanni Andrea Tria, i cui atti sono ben conservati nell’Archivio Storico Diocesano, figura un’importante annotazione a firma dell’allora Arciprete don Giuseppe di Iulio, rimasta finora inedita, che pone in evidenza, tra le altre cose, le arti presenti a Ripabottoni in quel periodo. Nel paragrafo che tratta “De’ Pittori” è scritto testualmente: “Giambattista Gamba, Lorenzo Cristoforo, Domenico Mastrosanto e Paolo Gamba, questo giovine di ventiquattro anni (si tratta di un errore di calcolo perché in quell’anno ne aveva due in meno n. d. a.) è di grande aspettazione discepolo di Francesco Solimena Celebre e Singolare Pittore in Europa il quale Paolo è figlio del suddetto Giambattista Gamba, si diletta in varie altre cose e specialmente di intagliare in rame, che veniva desiderato dal suddetto Francesco Solimena in Napoli, tanto che condottosi ivi si suppone che non più ritorni nella sua Patria et ha fatto molti quadri di ordine di esso Prelato (si tratta di mons. Tria, senior) per la nuova Matrice Chiesa di Colletorto”.

Questa nota c’informa, in particolare, che il giovane Paolo, già prima di compiere il ventiduesimo anno d’età, si diletta anche nella lavorazione del rame, frequenta la scuola del Solimena a Napoli ed ha già realizzato quadri, certamente prima dei vent’anni, per la chiesa madre di Colletorto, su incarico di mons. Tria. Quindi quest’ultimo, Vescovo a Larino dal 1726 al 1741, rileva le notevoli capacità pittoriche di Paolo e si adopera subito per consentirgli di perfezionare la sua arte inviandolo, a sue spese, a Napoli presso il laboratorio del grande Solimena.

Al ritorno, lo stesso Presule gli affida immediatamente il compito di disegnare la ricostruzione grafica (planimetria e veduta prospettica) dell’anfiteatro romano di Larino sulla base dei rilievi effettuati dall’architetto romano Pietro Torelli. I tanti meravigliosi lavori di Paolo, vengono eseguiti soprattutto grazie all’autorevole appoggio, prima del grande mons. Tria senior e poi dei suoi due immediati successori.

Nel 1736, all’età di cinquanta anni, muore la madre Caterina di Vico. Il padre Giambattista, invece, passa a miglior vita nel 1748.

La moglie, Domenica Ciarla, prima di tornare alla Casa del Padre nel 1763 all’età di appena quarantasette anni, gli dona, nel periodo compreso tra il 1733 ed il 1758, ben quattordici figli.

Di essi: cinque volano in Cielo in tenera età; sei, dei quali, oltre all’atto di battesimo, non c’è altra traccia nell’anagrafe parrocchiale, probabilmente lasciano Ripabottoni; tre continuano la loro esistenza in questo grazioso centro.

I tre figli che intendono dimorare a Ripabottoni sono: il primogenito Giambattista che muore celibe nel 1787; Faustina che, sposa Ezechiele Cicchetti di Matrice, ha quattro figli e scompare nel 1803; Placido che contrae due matrimoni, il primo con Angiola di Paolo e l’altro con Annarosa Iaricci e rende l’anima a Dio nel 1833. Dalla prima consorte nasce una figlia, Domenica Maria.

Placido, che come i suoi genitori e la famiglia della sorella Faustina, abita nella “Contrada detta dentro la Terra”, segue le orme del padre e del nonno nell’arte della pittura, acquistando anche speciali benemerenze come conferma il titolo di “don” che precede il suo primo nome nell’atto di morte.

“L’eccellentissimo Pittore Paolo Gamba […] marito della Magnifica Domenica Ciarla, in età d’anni 70, confessato e comunicato […] (rende) l’anima al Signore Iddio […]” a Ripabottoni il 26 dicembre del 1782.

Giuseppe Mammarella

Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino

Centro della cupola della chiesa di San Francesco a Larino affrescata da Paolo Gamba nel 1747 (foto Pietro La Serra)

Centro della cupola della chiesa di San Francesco a Larino affrescata da Paolo Gamba nel 1747. Scatto degli anni Trenta del Novecento (foto Studio Pilone).