Venerdì Santo: “Dalla Croce viene l’insegnamento decisivo sul senso della nostra vita”

In occasione del Triduo Pasquale, il vescovo, mons. Gianfranco De Luca, ha presieduto alcune celebrazioni nei paesi più periferici della diocesi, come segno di vicinanza e prossimità nella condivisione dei momenti più importanti nella vita di ogni cristiano che giungeranno alla Santa Pasqua di Risurrezione. Di seguito proponiamo l'omelia all'azione liturgica della Passione del Signore pronunciata nella chiesa di Civitacampomarano nel corso della funzione officiata insieme ai padri pallottini.

Abbiamo appena riascoltato il racconto della Passione di Gesù e, come sempre, ne risultiamo coinvolti, fortemente presi, commossi. C’è profonda compassione per i dolori crudeli che Gesù ha sofferto, anche indignazione per l’ingiustizia perpetrata nei suoi confronti, orrore per la perfidia che i vari personaggi manifestano attraverso i loro comportamenti.

Se ci fermassimo qui, rimarremmo prigionieri del nostri sentimenti e non apriremmo il nostro cuore al messaggio di vita che scaturisce dalla Croce di Cristo.

In questo modo il nostro inginocchiarci dinanzi al Crocifisso, sarebbe il gesto di chi “dà le condoglianze” che, anche se sincere e

profondamente sentite, ci lascerebbero spettatori esterni del Mistero che abbiamo di fronte e alla novità inaudita che esso dischiude.

La Croce è la realtà più alta, da essa viene l’insegnamento più decisivo sul senso della nostra vita.

A questo proposito è proprio quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura che ci mette in guardia da questa insidia: “vedranno un fatto mai raccontato, e comprenderanno ciò che non avevano mai udito”.

Qual è questo fatto mai raccontato? Che ci apre ad una comprensione inimmaginabile, inaudita?

C’è un innocente che soffre e contestualmente ci sono alcuni colpevoli che vengono rispettati. Saltano tutti i parametri di giustizia retributiva, e si evidenzia lo scandalo che spesso i salmi denunciano: l’empio la fa franca.

C’è un umile che trionfa, questo certamente è meno strano ma sicuramente sorprende.

Si parla di un morto che vive. Ed è chiaro dall’insieme del testo: non si tratta di una iperbole, è un fatto, anche se mai udito, ma resta un fatto.

È un uomo, ma sfigurato. Vive in una società, ma disprezzato. Al dolori e alle sofferenze corporali si unisce l’abbandono degli altri.

Lui non parla. E quello che è strano è il fatto che gli spettatori nel vederlo e descriverlo in questo modo, confessano il proprio peccato. Dicono che i dolori e le sofferenze che vedono, dimostrano, è vero l’esistenza del peccato, non di colui che soffre, ma bensì di quelli che lo vedono soffrire. Il quali lo ritenevano castigato da Dio, ma scoprono che egli accetta e si assume la conseguenza del peccato degli altri, e con la sua sofferenza innocente apre loro gli occhi cosicché vedano il proprio peccato.

La vicenda dolorosa di Gesù richiede molto di più della semplice nostra compassione e della nostra partecipazione umana. Essa diventa scuola di vita, dobbiamo anche noi percorrere la “via crucis” con Lui se vogliamo essere pienamente uomini e compiere la nostra umanità.

Sembra assurdo, ma è proprio così: la Croce di Cristo Gesù è una scuola di umanesimo.

Diciamolo insieme: “Signore dalla tua croce, nella tua croce insegnaci a conoscere chi è Dio. Insegnaci a conoscere chi è l’uomo, insegnaci a conoscere chi siamo noi.”

Contemplando il Crocifisso ci accorgiamo che, nella sua passione e nella sua morte, Gesù ama l’uomo come è, ama l’uomo col peccato, lo ama nella sua separazione da Dio, nella sua tragedia. Gesù proprio perché ama l’uomo così com’è, non si ritrae e fa sue tutte le conseguenze di un amore che condivide e assume, ma attraverso questo amore cerca di risvegliare in noi, la spinta al pentimento, il desiderio di conversione.

Contrariamente a quanto facciamo noi, Gesù non inventa un uomo che non esiste, immaginario, solo frutto del nostro desiderio… in fuga.

La morte di Gesù sulla croce, mentre ci assicura con evidenza assoluta che Dio ci vuole bene fino in fondo, mentre ci fa certi che siamo amati e perciò capaci di amare, ci spinge a rivedere con coraggio e lealtà i criteri che ispirano i nostri rapporti con gli altri, i nostri

comportamenti nella vita di tutti i giorni.

Quante volte, nella nostra famiglia, nelle nostre comunità, siamo solo alla ricerca della gratificazione, della nostra affermazione e non accettiamo le persone vicine come sono, nella loro realtà. Le vorremmo a nostra “misura”, comunque non come sono.

Quante volte anche nell’amicizia si rimane in superfice, per non compromettersi fino in fondo, e uscire dalle nostre comodità.

Quante volte anche nel nostro ambiente di lavoro e nel nostro ambito professionale ci lasciamo condizionare dal nostro interesse personale o dal nostro comodo, e non cerchiamo di fare le cose fino in fondo lasciando correre per non avere rogne e non avere troppi fastidi.

Quante volte, di fronte alla sofferenza e alla malattia altrui e nostra, cerchiamo di girarci all’altra parte, e rifiutiamo di tenerci stretti alla Croce di Cristo.

Quante volte di fronte agli emarginati, ai profughi, ci laviamo le mani come Pilato, ci rifugiamo nei nostri bisogni e accampiamo prima i nostri diritti.

Quante volte reagiamo stizziti di fronte alle richieste e alle esigenze degli altri.

Gesù che adoriamo sulla croce ci chiede di operare una profonda conversione, inginocchiandoci davanti a Lui, riconosciamo i nostri peccati di egoismo.

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo perché con la tua santa Croce hai aperto la strada verso la pienezza, verso la realizzazione, verso la vita vera.

Donaci, nella contemplazione e adorazione della tua croce, la certezza di essere amati da te e dal padre fino in fondo, così come siamo, e fa che attingendo alla tua croce sappiamo dedicarci in modo pieno ai fratelli, con la stessa misura e con lo stesso stile con il quale ci ami tu.

Concedici di saper cogliere, nei vari momenti della nostra vita, nelle nostre relazioni con gli altri, altrettanti occasioni per uscire dal nostro egoismo ed entrare nella vita piena della tua risurrezione. Fa che possiamo realmente sperimentare che passiamo dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Amen

Con Maria ci inginocchiamo davanti alla Croce e le chiediamo di comprendere, con lei e come lei, il mistero che trasforma il cuore dell’uomo e trasforma il mondo.