Lettera aperta: Mons. Tria, tra i maggiori personaggi vissuti nel Settecento

In merito a considerazioni apparse in rete che sembrano screditare la figura del Vescovo-Storico di Larino mons. Giovanni Andrea Tria e sulle origini di Ururi, il direttore dell’Archivio storico diocesano, Giuseppe Mammarella, ha voluto diffondere una lettera aperta:

“Premetto che aspetti importanti sulla storia di Ururi sono stati brillantemente illustrati, il 26 agosto scorso proprio nel centro basso molisano, dall’Arch. Franco Valente, Storico d’eccezione, notissimo anche oltre i confini del Molise.

Io, in qualità di “custode” dell’abbondante e preziosa documentazione legata a mons. Tria, avverto la necessità di porre in evidenza, sia pure brevemente, solo alcuni dati biografici dell’illustre Presule, non contenuti nelle “Memorie…” date alle stampe a Roma nel 1744.

Intanto, prima di andare oltre, è opportuno rammentare che al Grande mons. Tria già cinque comuni, tra cui Ururi, gli hanno intitolato una piazza. Allo stesso sono dedicati anche l’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino (dove opero quotidianamente da decenni) ed il Museo della stessa diocesi, oltre alla Biblioteca civica di Montorio nei Frentani. Mi risulta, inoltre, che sono in corso altre iniziative, volte a ricordare l’opera di mons. Tria.

Sono scelte, queste, dettate dalla volontà di dare all’illustre Vescovo di Larino un giusto riconoscimento per il suo operato a favore delle nostre comunità.

Il ricordo di mons. Tria, dunque, è sempre vivo nella memoria della popolazione posta anche oltre i confini regionali del Molise. Egli vantava una personalità riformatrice, vigorosa e decisa, sostenuta da una profonda pietà, tanto da essere considerato uno dei maggiori personaggi vissuti nel Settecento. Uomo molto dotto e versato in tanti interessi, tenne corrispondenza con soggetti ragguardevoli, tra cui Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ed ebbe incarichi importanti non solo dopo aver posto la sua fissa dimora in Roma, ma pure durante i tre lustri in cui occupò la cattedra episcopale larinese.

Nella diocesi frentana operò intensamente: celebrò un Sinodo nel 1728 e fece ricostruire chiese parrocchiali ed altri edifici di culto in quasi tutti i centri. Le non comuni qualità di mons. Tria, vennero notate, in particolare, anche dai Papi Benedetto XIII (1724-1730), Clemente XII (1730-1740) e Benedetto XIV (1740-1758) dei quali fu uno dei più stretti collaboratori. Il primo, conosciuto ai tempi della comune appartenenza all’Accademia dell’Arcadia, ispirò mons. Tria ad averlo come modello della propria attività pastorale, tanto da indurre la stessa Accademia ad affidargli il delicato incarico di scriverne la biografia (tra le primissime) data alle stampe a Roma nel 1751 col titolo “Vita del Sommo Pontefice Benedetto Decimoterzo…”. Il secondo gli confermò, tra l’altro, l’incarico di predisporre un piano riguardante il riordino delle diocesi del Regno di Napoli che s’intendeva attuare con il Concordato borbonico del 1741. Il terzo lo chiamò definitivamente a Roma, scegliendolo come uno dei suoi più validi aiutanti.

Mons. Tria, che nella lunga serie dei Vescovi di Larino spicca come una delle figure di presuli più notevoli per dottrina ed operosità pastorale, continuò ad avere, dopo aver posto la sua stabile dimora in Roma, una relazione epistolare non indifferente con il clero della diocesi di Larino, che amava definire in ogni occasione “mia diletta sposa”. Tra le espressioni più significative da Lui usate si ricordano le seguenti: “…preghino il Signore Iddio per me, ricordandosi d’averli trattati sempre da figli e che per quindici anni del mio governo ho procurato sempre il vantaggio e splendore della mia Chiesa e di chi la serve…” (12 dicembre 1741); “…ho presente tutta codesta Città e sua Diocesi giornalmente avanti gl’occhi…” (7 gennaio 1746). In uno degli ultimi messaggi, quello dell’8 gennaio 1760, nel rivolgersi alle popolazioni dell’intera diocesi larinese così concluse: “…ardentemente bramo sentirle felicitate in ogni loro desiderio…”.

Mons. Tria, oltre alle note Memorie di Larino e diocesi, redatte avvalendosi dei soli mezzi disponibili in qui tempi e ritenute fondamentali per la nostra area da valenti Studiosi, scrisse e pubblicò diversi testi tra cui, le “Note Sopra il Trattato di Accomodamento tra la Santa Sede e la Real Corte di Napoli” (Roma 1743).

L’amore per questa Terra, Ururi compresa, si nota anche dal testamento del Presule redatto il 24 novembre 1760, poco meno di due mesi prima della Sua scomparsa e quasi venti anni dopo aver lasciato definitivamente Larino, in cui è detto, tra l’altro, testualmente: “…il detto capitale […] vada e ceda a beneficio delli poveri della Città di Larino e sua Diocesi, da distribuirsi coll’intelligenza di monsignor D. Scipione de Laurentiis, o di altro Vescovo pro tempore della Città di Larino…”.

Giuseppe Mammarella

Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino

Lastra marmorea che indica la piazza di Ururi intitolata a mons. Tria