In preparazione alla Festa eucaristica

L’eucarestia al centro della vita del credente: a Rotello le testimonianze di Cristina e padre Nike

“Semina, contadino in nome del pane della tua casa, non conosca limiti il tuo braccio; questi grani che spargi, si verseranno domani sulle teste dei tuoi nipoti.
Semina, contadino in nome del misero affamato non esca dimezzato il tuo palmo dal grembiule; un povero oggi nella lampada del tempio versò il suo ultimo olio per il raccolto di domani.
Semina, contadino in nome dell’ostia del Signore germi di luce straripino dalle tue dita; in ciascuna delle spighe bianche di latte maturerà domani una parte del corpo di Gesù.
Semina, semina sia pure lontano dai confini, come le stelle, come le onde, semina.
Che importa se i passeri devastano i tuoi chicchi Dio al loro posto seminerà delle perle”.
Con la declamazione della poesia “La semina” di Daniel Varujan, la Professoressa Cristina Cornacchione ha concluso l’emozionatissimo racconto della ricca esperienza vissuta al XXVII congresso Eucaristico Nazionale tenutosi a Matera lo scorso settembre.
Il tono di voce soave, quasi soffocato dall’emozione, ha cesellato nei cuori della comunità di Santa Maria degli Angeli in Rotello, la prima riflessione sull’importanza dell’Eucarestia nella vita del credente. Uno sguardo alla realtà dell’importanza del pane, simbolo del lavoro dell’Uomo che diviene Corpo di un Dio che si fa nostro alimento. La necessità di tornare a riscoprire la centralità dell’Eucarestia nella vita degli uomini del nostro tempo, come alimento che sostiene l’oggi della storia, e illumina il passo incerto e spesso travagliato verso il domani. Un racconto che lasciava palesarci e quasi materializzarsi lo stupore di un’esperienza unica e inaspettata, capace di tramutare il pregiudizio scettico del partire, in gioia che trasuda da tutti i pori nel tornare. L’importanza di un’esperienza capace di fermare il tempo, dove i giorni sembrano attimi, dove il gusto di quanto si vive, sembra alimentare un’ulteriore fame e sete di quanto si ascolta e sperimenta. Matera una città ricca di storia, capace di arrivare al cuore di quanti hanno partecipato al Congresso e continuando a generare esperienze nel cuore di quanti si sono raccolti li per raccontarsi il gusto del pane.
Così facendo sue le parole pronunciate dal convegno diocesano, la Professoressa Cornacchione ha con fermezza invitato i presenti a “seminare, in nome di Cristo Gesù che ci ama di Amore infinito e che ci dona la vita ogni giorno, seminare la Sua Parola nel cuore degli uomini per condurli insieme a nutrirsi dell’unico Pane che sazia e dà la vera gioia.
La testimonianza del professoressa Cristina Cornacchione è stata preceduta dal saluto scritto da Loredana Berardi, catechista e membro del consiglio pastorale parrocchiale, diligentemente letto da Anna Castelli, ministro straordinario dell’Eucarestia.
“Torniamo al gusto del pane, per una chiesa eucaristica e sinodale. È il tema del XXVII congresso eucaristico nazionale, che si è tenuto a Matera. Anche la nostra diocesi di Termoli-Larino ha partecipato con una delegazione. E questa sera siamo lieti di ospitare tra noi la Prof. Cristina Cornacchione, la quale ha partecipato al congresso Eucaristico Nazionale, ed è venuta per darci testimonianza della sua partecipazione. Facciamo tesoro della sua testimonianza non solo per la condivisione della sua esperienza del congresso, ma per quello che la prof. Cornacchione, rappresenta per la nostra diocesi e per la parrocchia di cui fa parte, una persona attiva e sempre disponibile, che con la propria vita di insegnante, catechista e testimone credibile del Vangelo e dell’Amore infinito di Gesù per ognuno di noi. Grazie per essere tra noi stasera, faremo tesoro della Sua Testimonianza.”

Il silenzio estatico di profondo raccoglimento, in una chiesa gremita di fedeli, provenienti anche dei paesi limitrofi, ha visto l’inizio della celebrazione presieduta da Padre Maurizo De Sanctis. Il canto iniziale Lodate Dio, ha caratterizzato l’intera celebrazione. L’unanimità del Creato nell’elevare un Inno di Lode al Creatore di tutte le cose, è stato il filo conduttore della testimonianza di p. Maurizio, conosciuto da molti abitudinari della Tendopoli di San Gabriele dell’Addolorata come “Padre Nike”. Nell’omelia padre Maurizio, partendo dall’etimologia greca di Alleluja ha ricordato ai presenti l’importanza di lodare sempre e incessantemente Dio. Siamo un popolo che loda Dio per le sue meraviglie. Il cristiano è l’uomo della gioia, poiché sa di essere profondamente amato da un Dio che si fa fragile e di mette nelle sue mani nel pane Eucaristico. Un uomo capace di guardare al mondo con lo stesso sguardo di Gesù, Dio fatto Uomo, per rivelare all’uomo la sua vera origine e il suo fine ultimo: La vita beata del Paradiso. Una consapevolezza, quella del cristiano, che non teme le burrasche della storia, poiché sa che a guidare la nave della sua vita è Dio. Con Gesù al timone, nessuna tempesta spaventa, poiché Cristo sa sedare i flutti tumultuosi trasformando la burrasca in bonaccia. Ha invitato tutti a tornare alla centralità del nostro essere cristiani. La nostra fede si fonda sul comandamento “fate questo in memoria di me!”. Il cristianesimo trae origine e forza dal quel pane spezzato unica medicina capace di curare l’indifferenza e l’egoismo esasperato del mondo post-pandemico. Tornare all’Eucarestia come unica via per riconoscerci fratelli, l’unico pane spezzato. L’eucarestia è la medicina che cura il corpo, spesso martoriato dalla corsa sfrenata alla chirurgia estetica, nel tentativo di raggiungere una perfezione mendace di corpi asettici privi di autenticità. Copioni di irreali perfettismi mediatici che oscurano brutalmente la bellezza di un viso segnato dal tempo, che esprime la storia di esperienze profonde, autentiche e irripetibili. Gesù è la medicina della mente, troppo spesso messa a dura prova, dalla eccessiva tensione del dover essere per esistere. Stravolta dalla paura di rimanere soli e non capiti, tensioni soffocanti de conformismo alla cultura globalizzata e spasmodicamente incentrata sul consumismo. Una mente spessa logorata da una società che impone pseudo verità che non tengono conto dell’unicità di ogni persona. Una mente spesso costretta a tacere, a non esprimere se stessa poiché potrebbe creare problemi e ingenerare rifiuti. L’Eucarestia è la medicina dello spirito, l’unica capace di dare risposte concrete alle intime domande di senso dell’Uomo di ogni tempo. Unica via per sperimentare qui ed ora, il paradiso promesso. Unico alimento capace di dare un volto concreto a un Dio nascosto, che dall’inconosciuto si disvela nell’intimo dei cuori, come dolce ospite capace di sanare le ferite più intime. Pronoto a svelare le verità inaccessibili che scioglie il cuore e la lingua in un Alleluja così eloquente da superare qualsiasi barriera di tempo, spazio, lingua, popolo e nazione unendo tutti in quell’Amen che diventa presenza reale di Dio nell’uomo e nella comunità. Al termine dell’Eucarestia Donato di Lisio, responsabile parrocchiale per la pastorale sanitaria, ha letto il saluto e i ringraziamenti scritti da Antonella Berardi ministro straordinario dell’Eucarestia che poneva l’accento sulla danza dell’uomo con Dio. Una danza che diventa eterna poiché risiede in Dio stesso. Quella danza che caratterizza la vita Trinitaria in continuo scambio di Amore tra le persone Trinitarie e che continuamente si riversa nel cuore dell’Uomo e nella creazione.
Così al prima della solenne Benedizione, Padre Maurizio ha voluto richiamare l’attenzione al creato, sottolineando l’amore per gli animali che lo accomuna al nostro parroco don Marco Colonna. La domanda: ma gli animali sono eterni? Padre Maurizio ha richiamato la necessità di sentirsi parte del tutto. Il creato nella sua interessa geme in attea di essere ricongiunto con il suo Creatore. Ha invitato tutti ad avere cura del Creato e ad amare gli animali, poiché con tutto il Creato contempleremo il Volto Beato di Dio.