Un’onda di grazia si riallarga a Guardialfiera con l’apertura della Porta Santa

Ai primi di giugno dell’A.D. 1053 la nostra terra è pestata dai passi stanchi di Leone IX, il cinquantunenne Papa germanico, che si fermò qui, da un viaggio rovinoso, stremato da peripezie, respingimenti e umiliazioni. A Guardia, finalmente, viene accolto, rincuorato da folle festanti, rifocillato e riacclamato “Vicario di Cristo”. E, in un gorgo di commozione, incapace di sdebitarsi, quasi volendo dire “oggi voglio mandarvi tutti in Paradiso”, si inventa d’improvviso a da qui elargisce all’umanità, la prima grande forma di Indulgenza Plenaria Perpetua, legata poi alla nostra “Porta Santa”.
Lo ricorderà il 1° giugno 1996, il Cardinale Luigi Poggi, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Egli è a Guardia per aprire al mattino La Porta Santa tra uno spettacolare tripudio di fede e – nel pomeriggio – par presentare “la Diocesi di Guardialfiera – Relazioni ad Limina dal 1624 al 1800”, una investigazione meticolosa, elaborata dal concittadino Canonico don Giulio Di Rocco, essendosi introdotto negli Archivi Segreti Vaticani, disciplinati allora proprio dal Cardinale Poggi.
Dalla radiografia del testo il porporato rileva verità possenti. E, scorrendo con lo sguardo la “relatio” resa nel 1624 dal nostro Vescovo Alessandro Liparolo, riesce a scrutare il 2 giugno a Guardia moltitudini di fedeli, avidi di Eucarestia e di Perdono. Costoro – spiega Liparolo – lucrano l’Indulgenza Plenaria largita da un Pontefice. E don Giulio ne vuol sancire il primato. La prima “Plaenaria Remissio”, secondo la tradizione, sarebbe stata conferita da Niccolò II alla Abbazia di Farfa nel 1060. Ma Liparolo ci conduce a capire che la nostra Remissio sia stata elargita da Leone IX, l’unico Pontefice venuto a Guardialfiera. E si srotola così, liberamente, il gomitolo sulla datazione storica delle Indulgenze Plenarie sospirata da don Giulio. A buon diritto Guardia si ponga in cima alla graduatoria cronologica del Primato. Ed è perciò antecedente di sette anni a quella di Farfa, precedente alla Perdonanza dell’Aquila del \1294 e, anteriore di 247 anni al primo Giubileo Romano di Bonifacio VIII del 1300.
Mons. Gianfranco De Luca, attuale Ordinario Diocesano, appena insediato in Diocesi, cerca e non trova la Bolla Pontificia, perché bruciata forse in archivio dall’incendio del 1500. E ne dà notizia a Papa Benedetto XVI il quale, attraverso la Penitenzieria Apostolica, con Decretum n° 595 del 13 dicembre 2007, confermando tutti gli antichi merito, “rinnova le Indulgenze Plenarie nella Antica Cattedrale di Guardialfiera, a beneficio spirituale dei fedeli debitamente disposti, e stabilisce che il Decretum avrà perpetua efficacia, nonostante qualunque futura contraria decisione”.
E tonando alle sorgenti di quella grazia,  il 1° giugno dalla balconata del tempio, mons. Gianfranco De Luca, ne rinnoverà la bellezza, spalancando la “Porta”  con tre colpi di Croce d’argento, proprio nella solennità del Protettore, San Gaudenzio martire che, nella “Guida ai misteri e Segreti di Roma” lo storico Mario Spagnol, lo  individua come probabile architetto del Colosseo.

Vincenzo Di Sabato

La porta santa della Cattedrale di Guardialfiera