Fratel Giacomo Antonio de Meo da Guglionesi

Uno ‘scarparo’ scelto per essere ‘angelo tutelare’ e ‘compagno di viaggio’ di San Camillo

Pubblichiamo l’introduzione al nuovo libro di don Nicola Mattia dedicato a fratel Giacomo Antonio de Meo da Guglionesi, uno dei primi compagni di san Camillo de Lellis, fondatore dei Ministri degli Infermi (Camilliani). Una testimonianza di fede, preghiera, vangelo vissuto nel volto di ogni persona sofferente che ha incontrato e un messaggio attualissimo che può diventare un punto di riferimento per ogni persona. La prefazione è a cura di p. Gianfranco Lunardon. I proventi del volume, di prossima presentazione, andranno alla Caritas parrocchiale di Guglionesi.

Don Nicola Mattia, spinto dall’affetto radicato per Guglionesi (Campobasso), suo paese natale, ha scavato anche tra i fondi più antichi dell’Archivio Generale della Casa Generalizia dei Ministri degli Infermi (Camilliani), per portare alla luce, dopo quattro secoli, la luminosa testimonianza di vita, di fede e di carità, di un suo compaesano: fratel Giacomo Antonio de Meo, nato in questo borgo nel 1560 ed uno tra i primi compagni di san Camillo de Lellis.

La panoramica che don Nicola ci offre della situazione degli ospedali, a cavallo tra il quattrocento e il cinquecento, la descrizione desolante in cui versavano le condizioni sanitarie, ma soprattutto umane e spirituali dei malati sono significative perché incorniciano in modo ancora più efficace la figura di San Camillo e la stringente attualità della sua intuizione rivoluzionaria di fondare una ‘compagnia di uomini pii e dabbene che per amor di Dio, servissero i malati’.

In questa ‘compagnia’ di san Camillo e con appassionata dedizione all’esercizio evangelico della misericordia verso i poveri infermi, troviamo, praticamente fin dalla prima ora, la persona di fratel Giacomo Antonio de Meo.

Attraverso le pagine vergate da don Nicola, fratel Giacomo Antonio de Meo continua a far risuonare forte il monito evangelico “ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36) e sembra farlo con il candore e l’immediatezza dei “piccoli” (Mt 11,25) a cui Dio ha riservato il senso e la profondità del Regno di Dio, insieme allo stupore e alla sapienza dell’esistenza umana.

‘Scarparo’ di professione, religioso professo camilliano (8 dicembre 1591), questuante per le necessità dei poveri dell’ospedale di San Giacomo agli incurabili a Roma, dedicato al servizio ai malati negli ospedali di Milano (1596) e di Genova, divenne, nel tempo, ‘l’angelo tutelare della persona di San Camillo’, suo compagno di molti viaggi e – possiamo immaginare! – depositario di straordinarie e mistiche confidenze da parte del santo Fondatore.

La freschezza primigenia con cui le nostre fonti lo descrivono ‘ferventissimo e vigilantissimo nel servire sempre i malati più gravi e contagiosi e quelli che erano più difficili da contentare’ ben giustifica la dedica solenne che p. Sanzio Cicatelli – amico e biografo di San Camillo – realizza descrivendo ‘la buona morte di Giacomo Antonio di Meo, compagno di Camillo ne’ viaggi’ (cap. 113 della Vita Manoscritta).

Se la grandezza di un uomo si scorge nel suo morire, qui siamo veramente di fronte a un ‘grande uomo’, dove il paradigma della grandezza si misura esclusivamente e senza riserve, secondo le coordinare del Vangelo di Gesù!

p. Gianfranco Lunardon